L’animatore

7-8 marzo: finesettimana di formazione per i giovani ragazzi, futuri animatori delle colonie Grest.
È dunque normale che qualcosa salti alla mente, soprattutto osservando le oltre cinquanta facce nuove presenti.

Abbiamo il compito di donare gioia, sicurezza e orientamento a questi bambini.
A tutti quelli che possono venire, senza mezzi termini, parcheggiati, nella dimenticanza di importanti valori malamente insegnati in una già cupa esistenza.
A tutti quelli che, senza grandi, esistenziali problemi, hanno bisogno di una svolta, di sorrisi. Della gioia.
L’animatore. Una semplice parola dalla banale intuitiva definizione: colui che anima attività per altre persone. Ma poi? Se dovessimo fare un passo in più, spingerci più a fondo, in quell’animare, cosa troveremmo?
Personalmente: l’essenza inestimabile di quel che è la vita.
Ora, detto ciò, in quei volti nuovi cosa bisognerebbe trovare? O, più banalmente, quale caratteristica dovrebbe avere un futuro animatore?
La volontà: quella di donare sorrisi. Quella di dimenticare se stesso per la gioia di quei bambini.
La felicità, da trasmettere, per comprendere.
La vista: per andare oltre.

Come già detto in altre parole, si parla di scelte, di decisioni. “Non certo cose da tutti”.
E se dico che fare l’animatore significa animare se stessi, animare la propria anima, ciò è certo: la vita si nasconde nei sorrisi e nella volontà di regalarli, anche a costo dei propri.

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